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Il porto che vogliamo

Impossibile per chiunque farsi sfuggire la coincidenza tra la mobilitazione di tutte le categorie del #porto e lo sblocco del decreto #fanghi, quello che prevede il trattamento e stoccaggio dei materiali scavati.

Una corrispondenza temporale perfetta destinata a raccogliere i consensi dei promotori, definiti come vittoriosi, e quelli alla politica romana, normalmente descritta come la sentina di tutti i vizi, ma ora addomesticata al volere del popolo grazie al filo politico diretto Venezia-Roma.

Ma, ripristinata la profondità dei canali e garantita la accessibilità nautica abituale a -12,00, tutti gli altri problemi del porto restano aperti. Quelli che riguardano il futuro e non il presente.

Solo per elencarli.

- Il vincolo che il #Mose, quando entrasse in funzione, imporrebbe nel corso dell’anno agli accessi nautici in laguna. Secondo stime realistiche si tratta di chiusure intollerabili ben oltre le limitazioni dei fanghi.

- La crescita di stazza delle medie portacontainer oceaniche, già oggi incompatibili col vincolo dei dodici metri di pescaggio. Unica soluzione un porto off shore ben collegato all’entroterra veneto e padano con strada e ferrovia per accedere alle reti TEN-T europee. Questo coinvolge in pieno le responsabilità della Regione, cui non bastano sporadiche sortite sulla piazza veneziana.

- Nuovo approdo delle crociere, che vanno allontanate con urgenza e definitivamente da San Marco e sistemate dove non creino pericolose interferenze coi traffici portuali, gli stessi della mobilitazione indetta sui fanghi. Questo tema con la politica urbana ha forti relazioni. Da un lato c'è chi sogna la conversione in waterfront di parti di Marghera, a partire dal sindaco Brugnaro col suo “Dubai district” ai #Pili, d’intesa con gli altri proprietari. Dall’altro abbiamol’irresistibile avvinghiamento del crocierismo al home port di Marittima per gli enormi vantaggi che porta alle compagnie. A qualunque costo per #laguna e #città.

Ma su tutto questo emerge un tema che domina e riassume la questione della portualità veneziana: un nuovo PRG portuale in sostituzione di quello obsoleto del 1965. Quello che oggi viene piegato con maneggi amministrativi ad ogni bisogna.

Molto più di altre città Venezia ha invece bisogno di una visione e di un progetto per il #futuro, non di precipitosi rimedi e populistici raduni a ridosso del contingente. Tanto al porto che alla città serve una operazione di verità e di #trasparenza su cui confrontarsi.

Questo si deve in primis alla comunità veneziana, ma anche al mondo che ci guarda e si interroga se la politica veneziana sia all’altezza del suo compito.

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