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Porto Marghera e il suo futuro.

La drammatizzazione sugli scavi dei canali a Porto Marghera era attesa ed è arrivata. Questa volta con l'entrata in campo del sindacato che paventa un calo dei traffici in sintonia con l'Autorità portuale e conseguenti ricadute sui livelli occupazionali. Quando si parla del porto industriale e commerciale si parla del ruolo di Porto Marghera nell'economia veneziana come polo dei traffici mediterranei e intercontinentali e della reindustrializzazione di un polo che tutti vogliono ma che non ha davanti a sé un vero e proprio programma stante la parallela ipotesi di trasformare Porto Marghera in approdo turistico per le crociere. La qual cosa urta frontalmente con la più seria e lungimirante prospettiva industriale. Ma a far da apripista a questo dibattito non può essere la discussione su canali, fondali e fanghi, quanto piuttosto una vera strategia portuale proiettata nel futuro che esamini tutti gli scenari e le opzioni possibili. Parliamo del nuovo piano regolatore portuale, in sostituzione di quello del 1965, di cui nulla si sa, se non che è stato assegnato ormai da anni come studio. Nel frattempo si rincorrono provvedimenti parziali di cui non si conosce lo scenario di riferimento. La peculiarità della laguna e dei suoi compromessi equilibri idraulici ed ecosistemici è a tutti nota al pari del ruolo che il Mose avrà di fronte ad una attesa crescita dei livelli marini che lo metterebbe fuori gioco entro pochi decenni. È questa la discussione che la città vorrebbe affrontare per potersi orientare consapevolmente nelle scelte di lungo periodo che il Mose ha voluto bypassare e che ora si ripresentano in tutta la loro concreta urgenza. Si apra dunque una stagione di verità in cui la città sia chiamata a parlare del proprio futuro con cognizione di causa senza la pressione di problemi contingenti che nessuno vuol sottovalutare, ma che non possono essere la strategia di piccoli passi senza conoscere la direzione del cammino. Una città che abbia coscienza di sé deve saper intraprendere un percorso di responsabilità per offrirlo ai suoi cittadini. E Venezia non è una città qualunque che davanti agli occhi del mondo cui non può continuamente offrire un'immagine angosciante di catastrofi evitate o di degrado turistico estremo ma di un modo di guardare al futuro che è utile anche agli altri.

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