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La testimonianza viva delle remiere e il paradossale divieto del Canal Grande.

Il corteo delle remiere di domenica 17 novembre è una testimonianza importante per richiamare l’attenzione su uno dei problemi della città, il moto ondoso, che con l’inquinamento dell’aria rappresenta il degrado dell’ambiente urbano sotto i colpi del turismo che questa amministrazione ama veder dilagare. Dice in nome della occupazione. Sì, ma della città e dei suoi canali! Sembra che sulla circolazione acquea non ci sia alcuna possibilità, e tanto meno voglia, di intervenire. Più sono gli arrivi, più sono gli spostamenti di persone e di merci al servizio di quelle persone. Più sono i tour organizzati, più le richieste di gite collettive con dieci persone a taxi. Ma il tutto in velocità perché altri sono in lista di attesa sui pontili. In una città normale si tratterebbe di un ingombro accresciuto delle strade da regolamentare. In laguna si tratta di moto ondoso distruttivo delle fragili sponde urbane. Un danno collettivo. Cosa nota a tutti da sempre. E in continuo aumento. La velocità è funzione della domanda, e la crescita della domanda è la fonte del guadagno. Bella e importante, dunque, la manifestazione delle remiere. Ma ecco il paradosso: la sfilata delle remiere di domenica 17 non potrà percorrere il Canal Grande, cuore e simbolo della vita urbana, che ogni turista vuole trattenere nelle immagini ricordo. Le remiere non potranno restituire, per quell’ora richiesta per il transito, la vera immagine di Venezia in nome, sembra, di un'astrusa norma di regolamentazione delle manifestazioni politiche. Ma le remiere sono la città, quella vera, dei veneziani. E se questa è politica, diciamo che è politica buona che si contrappone a quella cattiva che umilia e degrada quotidianamente la città.

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