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Il turismo e le bricole.

Il sovraffollamento pedonale è il più visibile e fastidioso, lo smog il più insidioso per la salute delle persone, il moto ondoso quello più dannoso per l’integrità materiale della città. La cronaca ci consegna il caso delle bricole che cadono, l’aspetto più immediato ed evidente, che interessa in primis Actv; ma esiste il degrado ben più grave e oneroso delle sponde, dei canali marittimi e di quelli interni. Queste cose si tengono tutte, sono gli effetti dell’overturismo che assale quotidianamente la città. Le anime belle dicono che porta economia e occupazione, ma deliberatamente ignorano tutto il resto, fingendo che non esista o che le cause siano altre. Con una frase di rito, coniata ai tempi della lotta ai capitalisti ma ancora attuale, si potrebbe dire che si “socializzano le perdite e si privatizzano i profitti”. Mai così vero come in questo caso, applicato ad un ambito ridotto e particolare che comunque ha a che fare col problema della industria turistica. Questa opera in città non come un grande fratello ma come una piovra dalle molteplici forme di piccoli, medi e grandi investitori che traggono molto e rilasciano poco o anche niente. E soprattutto allontanano le tradizionali economie urbane assieme agli abitanti costretti a fuggire. Per come stanno le cose nel breve bisogna, solo rincorrere i danni materiali che hanno come prime vittime gli abitanti e non certo i turisti in rapido transito giornaliero. Ma da questa morsa si deve uscire al più presto capovolgendo la politica del “più ne arrivano meglio è per la occupazione”. Un refrain consolatorio intonato ad ogni circostanza dai più interessati. Non è questa la salvezza di Venezia, è la garanzia per demolirne l’integrità e la reputazione. Questo almeno per coloro che l’hanno a cuore.

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