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Il cappio che si ritorce contro.


Come uno tsunami la bretella ferroviaria del Cappio di Tessera si abbatte su di un territorio semirurale tra Tessera e Dese, tra lo sbigottimento della comunità locale totalmente all’oscuro.

RFI approfitta della pandemia per avanzare un progetto che dal 2016 procedeva sottotraccia, al punto che, gira la voce, nessuno in comune lo avesse mai visto. Difficile a credersi.

Non si tratta infatti del vecchio tracciato del 2005, approvato dal CIPE con 120 milioni, che dalla linea per Trieste scendeva verso il Marco Polo parallelo all’autostrada e nel rispetto degli abitati esistenti, per fermarsi con una normale stazione di testa. No! Stavolta si ragiona in grande, non un ramo del SFMR – pur se abbandonato da Zaia – ma un tracciato per la Alta velocità che devii sull’aeroporto i treni per Venezia creando la terza stazione in città, dopo Santa Lucia e Mestre.

Una grandeur pensata per le Olimpiadi del 2026 e caldeggiata con forza da Save col pensiero alla seconda pista del master Plan del Marco Polo. È grazie a questa prospettiva che il progetto da quasi sette milioni di euro è stato cofinanziato al 50% dai fondi CEF europei, con la specifica motivazione di essere al servizio del turismo aviotrasportato.

Al gigantismo aeroportuale fa seguito il gigantismo ferroviario abbindolato col “cappio” alle esigenze del business dei cieli, prima della pandemia.

È così che un progetto approssimato e velleitario, sul filo della illegittimità, viene scaraventato sul territorio del capoluogo regionale come se questo fosse una terra di conquista per chi gestisce il turismo come una vacca da mungere. In questo non diversamente da VTP in Marittima a Venezia.

Ma la fretta e l’astuzia sono cattive consigliere. È illegittimo dichiarare che il cappio è una semplice variante al più ragionevole progetto del 2005, già finanziato. Il cappio costa quattro volte tanto (di solo preventivo, ma i conti si fanno alla fine) e prevede maggiori opere per oltre il 50%. E sono quelle che i cittadini si vedono calare sulla testa o infilare sotto i piedi. A spese pubbliche si intende.

Ci si domanda come si possa procedere con tanta leggerezza a costose e devastanti progettazioni da parte di una azienda di stato che produce opere tecnologiche destinate a durare nei secoli.

Viene però alla mente un precedente di un decennio or sono. Il famoso tracciato balneare della Tav per Trieste, con fermata a Passarella (Iesolo). Una proposta assurda, costosa e inutile, caldeggiata dall’allora assessore regionale Chisso e rapidamente caduta nell’oblio.

Tra il cappio 2020 e la balneare 2010 esiste una singolare coincidenza spaziale. Area nordest del comune, quella che fa capo a Favaro. Sarà anche un caso, ma così stanno le cose.






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