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Di fronte alle emergenze ambientali dati e piani di azione rimangono nel cassetto del Comune

In attesa del Paesc, qui si vive come niente fosse, tra spritz e business del turismo
La pineta del Parco delle Rimembranze, Sant'Elena, Venezia (foto di F. Corbu).


A Venezia, Capitale Mondiale della Sostenibilità, si compie un gran lavoro per redigere Piani di adattamento e mitigazione, che però rimangono nei cassetti. Perché?

La storia si può facilmente ricostruire dal sito del Comune: è il 2011 quando Venezia aderisce al Patto dei Sindaci con cui si impegna a produrre il PAES, il Piano d'Azione per l'Energia Sostenibile (PAES). Questo esce nel 2012 e viene seguito da due fasi di monitoraggio, nel 2015 e nel 2018.

Poi arrivano gli impegni delle Giunte Brugnaro, che però sembrano fatti ad arte per posticipare la produzione e soprattutto la diffusione di Piani attuali. Infatti nel 2018 aderisce al programma “Deadline 2020” della Rete C40 Cities, che prevede la redazione di nuovo Piano di Azione per il Clima entro il 2020, di cui però non vi è traccia. C’è solo un aggiornamento al 2020 del vecchio PAES. Nel 2020 sottoscrive poi il Patto dei Sindaci per il Clima e l'Energia in base al quale deve produrre un nuovo Piano di Azione per l'Energia Sostenibile ed il Clima (PAESC) entro il 2022.

A marzo 2022, nella prima delle Commissioni dedicate alla disanima della proposta di Deliberazione per la Promozione e la creazione delle Comunità Energetiche e di Autoconsumo Collettivo presentata dal M5S e sottoscritta da Tutta la Città Insieme! e dai Verdi Progressisti, abbiamo appreso come stanno le cose. Già l’anno scorso i Piani di Mitigazione e Adattamento erano belli che pronti, ma non sono mai approdati in Giunta. Perché? La giustificazione è che si sono nel frattempo presi impegni nuovi, ma così facendo il Comune si tiene dati, piani, azioni e obiettivi per sé.

Non voglio dire che la Giunta fucsia non abbia sensibilità ambientale: su alcune cose si muove, come le ciclabili, la mobilità condivisa, la riforestazione, interventi su alcuni edifici pubblici. Le manca però una visione ambientale e sostenibile onnicomprensiva e coerente e, di conseguenza, manca ai cittadini. Qui stiamo continuando a vivere come decenni fa, tra spritz e business della rendita turistica, non curanti dei segnali angosciosi che continuano ad arrivarci, dal ciclone tropicale che ha reso catastrofica l’acqua alta del 2019 al ghiacciaio della Marmolada, dalla siccità alla moria delle vongole, giusto per fare qualche esempio.

La maggioranza continua ad approvare occupazione del suolo con nuove edificazioni, con la scusa dell’edilizia verde, i parcheggi crescono come funghi, il traffico veicolare non accenna a diminuire, anzi si punta a creare nuovi hub, l’ampliamento dell’aeroporto è visto con favore, come pure l’escavo dei grandi canali lagunari per garantire che i giganti del mare continuino ad entrare in Laguna, sulla differenziata siamo fermi al palo - infatti i dati positivi riguardano la Città Metropolitana, non certo il Comune di Venezia -, per non parlare della qualità dell’aria.

Mai come ora, invece, c’è bisogno di un’azione a tappeto per far aumentare la consapevolezza, per far capire cosa stiamo vivendo, quali sono gli effetti dei cambiamenti climatici sul nostro territorio, e come siano legati a quanto accade a livello più ampio, perché tutto è interconnesso. I cittadini hanno il diritto e il dovere di sapere cosa sta facendo chi li amministra e cosa possono e devono fare a loro volta per affrontare le emergenze in atto. Serve cambiare passo sulle politiche ambientali, serve che diventino fondanti rispetto a ogni altro obiettivo, sociale, economico, culturale: sennò si fa da una parte e si disfa dall’altra, ma di mezzo, poi, ci andiamo tutti.


Giovanni Andrea Martini

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