La riduzione del moto ondoso è stata, finora, affrontata esclusivamente entro un discutibile parallelo con la circolazione automobilistica in termini di imposizione di limiti di velocità. Il fallimentare risultato che è sotto gli occhi di tutti, mostra uno scarsissimo controllo associato ad una pressoché impossibile applicazione, a causa di apparecchiature non omologate, elevatissima incertezza della misura, margini concessi dalla normativa sulla misura eseguita. È chiaro pertanto come tale strada rappresenti un vicolo cieco, inutile o nel migliore dei casi, poco efficace. L’unicità della città rende indispensabile un approccio ad ampio raggio che coinvolga tutte le cause del moto ondoso e proponga soluzioni di mitigazione operanti nell’ambito di tutte tali cause. La ricerca di scorciatoie “di immagine” o comunque semplicistiche non potrà, invece, che portare ad un acuirsi del fenomeno. Se si interpellano i tecnici si scopre che i limiti di velocità imposti sono spesso addirittura dannosi. Eccetto che per i barchini, infatti, la normativa vigente permette paradossalmente, per le conformazioni degli scafi, ai natanti di arrivare proprio alle peggiori condizione possibili di generazione d’onda. Non ha semplicemente senso imporre una velocità uguale a tutti (se non entro valori estremamente bassi). Malgrado sia banale rilevare che meno barche transitano, meno onde si creano, quasi nulla è stato fatto per conoscere gli spostamenti dei natanti in area urbana Veneziana (ogni piano del traffico non può fare a meno della profonda conoscenza dei flussi lungo le direttrici viarie) al fine di governarli e ridurli. Ne sono esempio drammatico l’impressionante incremento nel numero e delle corse dei lancioni turistici che fanno la spola tra la terraferma e San Marco. Tali mezzi sono tra i più dannosi in termine di moto ondoso generato ed è chiaro come il paradigma “numero di corse + elevato moto ondoso” generi un mix del tutto insostenibile. Una possibile soluzione, pertanto, dovrebbe considerare sia una drastica limitazione della velocità concessa a tali mezzi sia un ricollocamento dei passeggeri serviti su mezzi che generano un minore moto ondoso, ovvero i mezzi del servizio pubblico. Un discorso simile è applicabile ai taxi, in termini di drastica limitazione della velocità concessa ai mezzi esistenti affiancandolo però ad un ambizioso (ed adeguatamente finanziato) programma di miglioramento delle caratteristiche di generazione d’onda, ottimizzandola per l’ambiente veneziano. Quindi non servono le ordinanze spot, o i controlli teatrali, ma una politica che intervenga sulle cause e che guardi in prospettiva. A questo proposito, la città necessita, oggi più che mai, di un piano complessivo del traffico acqueo che garantisca la qualità della circolazione in tutta la città.
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