Mentre la società civile si riunisce e confronta sul futuro della città e su una visione più sostenibile del territorio attraverso nuove e buone pratiche di socialità e cura, non altrettanto si può dire dell’attuale amministrazione, che offre solo quotidiane propagande nel mainstream senza però essere vicina alle istanze dei cittadini e nemmeno proporre soluzioni.
Anzi, in questo delicata fase in cui spazi e momenti di aggregazione in sicurezza potrebbero tornare utili alla cittadinanza per immaginare iniziative sociali, ricreative (culturali e sportive), ambientali ed extrascolastiche per promuovere l’utilizzo del patrimonio edilizio esistente, ci si accorge che un bando comunale per riempire questi vuoti urbani e destinarli alle associazioni c’è già, ma dopo un anno dall’emissione e tre proroghe di scadenza non ha ancora una graduatoria definitiva.
Un bando che nasceva proprio per recuperare locali e edifici non utilizzati di disponibilità comunale e distribuirli alle associazioni che ne avessero fatto richiesta, unendo al recupero dello spazio anche l’effettivo uso e fruibilità alla cittadinanza. Sembrava una cosa logica e di buon senso, come lo è ad esempio quella di riempire le migliaia dì case pubbliche vuote con cittadini che sono per strada o costretti ad andar via dalla città.
E invece, ancora una volta tutto ciò che non abbia un tornaconto personale per il Sindaco non viene nemmeno preso in considerazione.
In nome dei propri interessi, vengono recuperate e rinnovate solo palestre in terraferma che sono utilizzate dalle squadre giovanili Reyer, mentre i vetusti impianti veneziani cadono a pezzi diventando il simbolo decadente di come la città storica sia stata svuotata di contenuti e abbandonata all’unico ruolo di “gallina dalle uova d’oro”.
La tragedia del covid19 ci ha messo davanti a delle scelte radicali che non possono prescindere da una nuova idea di città che coinvolga l’associazionismo di base e le realtà cittadine senza scopo di lucro.
Venezia può tornare ad avere ossigeno eliminando disfunzioni burocratiche e inutili intoppi nell’assegnare spazi a chi ne abbia diritto. Solo velocizzando questa pratica si può evitare il degrado degli spazi vuoti che, come nel caso delle case sfitte, devono diventare contenitori di cittadinanza e rilancio sociale e culturale del territorio.
Altrimenti si riempiono di topi e muffa o, nei casi più estremi, di delinquenza e spaccio.
Nicola Ussardi per #TuttalaCittàinsieme!
Comments