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Alluvione a Castello e propaganda.


Dopo il 12 novembre, ora arriva l’alluvione di Brugnaro, fatta di promesse. Da giorni ormai, con un manipolo di fedeli, l’uomo si aggira tra selfie e sorrisi per il più popolare dei quartieri di Venezia, là dove i voti non li prende proprio. La ragione è presto detta, è la strategia del voto di scambio. Dopo che con mezzi propri riesce a convincere chi vive in terraferma, ora, coi soldi pubblici, setaccia un territorio che mai lo avrebbe eletto sindaco, ma con lo spopolamento in atto è divenuta minoranza demografica. Lo avevamo detto a chiare lettere che l’emergenza alluvione sarebbe servita a Brugnaro per costruirsi la figura di paladino di una venezianità, da lui sottomessa e ridotta a puro folclore per cinque anni. Le promesse di fondi alla vigilia delle elezioni possono fare miracoli. Se poi non arrivano, pazienza. La colpa sarà di Roma ma l’effetto potrebbe riuscire. Confidiamo però nei castellani, nel loro Dna è presente la sagacia popolare di generazioni. E tra squali e sardine sanno bene chi vale di più.

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