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Agenzia per Venezia: esattamente il contrario del Magistrato voluto dalla Serenissima

Nel 1501 la Serenissima affidò il controllo, in senso molto lato, e la cura della laguna di Venezia non ad un provveditorato, ma ad una magistratura. La sua competenza era estesa a Mantova ed a tutti i bacini fluviali che interferivano con la laguna. Il nome non è casuale. Infatti la magistratura dispone di una particolare autonomia dalla sfera politica che la stessa Repubblica volle rafforzare nel 1678 istituendo al suo interno la figura del “inquisitore aggiunto”, con poteri di istruire processi contro coloro che avessero recato danno alla laguna. Il significato di tale costruzione istituzionale è chiaro: al Doge, al Maggior Consiglio ed ai suoi organi il compito della politica e di tenere in vita la Repubblica, al Magistrato alle Acque il compito della sua sopravvivenza fisica, avvalendosi delle prestazioni dei più illustri idraulici del tempo, dal Cornaro al Sabbadino, dal Coronelli allo Zendrini, da Paleocapa a Ghetti.


Il Magistrato fu abolito per legge dal governo Renzi nel 2014, per le note vicende legate al MoSE, e avrebbe dovuto emanare il solito DPCM attuativo entro il 31 marzo 2015. Con questo decreto sarebbero state affidate alla nascente Città Metropolitana le competenze "in materia di salvaguardia e risanamento della città di Venezia e dell'ambiente lagunare, di polizia lagunare e d'organizzazione della vigilanza lagunare, nonché di tutela dall'inquinamento delle acque". Ma il decreto non fu mai emanato. Fin qui nihil novi, va però detto che la Città Metropolitana nata con Brugnaro sindaco non ha mai rivendicato con forza quanto, per legge, sarebbe dovuto esserle attribuito.


L’attuale Agenzia per Venezia è un obbrobrio, fondato sulle scelte pregiudizievoli della politica e non sulle competenze, non solo tecniche ma anche giuridiche. Esattamente il contrario del Magistrato voluto dalla Serenissima. E i nostri governanti, di poco intelletto e nessuna morale, ben lo sanno: infatti hanno cassato il termine “magistrato” e hanno chiamato il nuovo mostro Agenzia. Al vertice un consiglio di sei politici, quattro di nomina governativa (centralismo) e due di nomina locale, in perenne minoranza. Nominato come? Dai partiti al potere sia a Roma che a Venezia. Nell’interesse della città? Neanche per sogno: nell’interesse dei poteri economici e finanziari i veri suggeritori della politica al tempo di “mercato e finanza”. Mi chiedo e vi chiedo: c’è da essere ottimisti. Attendo la vostra risposta e, soprattutto, quella dei fatti, ai quali saremo costretti di assistere subendoli. Spero non passivamente!


Giorgio Leandro


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