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Venezia e il Veneto.

Dalle città venete sale unanime un coro di lamenti per i buchi che si stanno aprendo nei bilanci ora all’attenzione degli amministratori. In una situazione che non ha precedenti. Il trasporto locale e la raccolta rifiuti i due settori duramente colpiti per tutti.

Quella che differisce è Venezia, dove i buchi sono molto più grandi, in quegli stessi settori ma non per le stesse ragioni. A Venezia è venuto meno l’apporto del turismo che incide molto sulle entrate da servizi. E’ come se improvvisamente un buon terzo della popolazione fosse scomparsa mentre i bilanci aziendali erano tarati per quella domanda. Ai trasporti e ai rifiuti si aggiungono poi anche la chiusura del casinò e il crollo della tassa di soggiorno.

Sulle cifre non si discute ma su di una città condizionata dal turismo discutere si deve. Non una attività tra le altre ma quella che regola gli equilibri di bilancio, determinando entrate sulla base dei servizi che richiede. Una domanda crescente da decenni, che ultimamente è diventata travolgente. Come le maree in laguna.

Dalla città oggi sale un coro unanime: è giunto il momenti di cambiare rotta. Venezia non può appendersi al turismo, una attività che tutti sanno essere volatile, specie nella forma di grandi masse pilotate dalle offerte internazionali low cost.

Dalle crisi nascono le svolte, ed è questo il tema del futuro per Venezia, a partire dal confronto elettorale di autunno. Non un no al turismo, ma un no a questo turismo! Offerta banale per un domanda che spende poco ma lo moltiplica per milioni di volte, distorcendo l’intera economia urbana.

È della qualità del lavoro a Venezia che si parla. Quella che deriva dal suo grande patrimonio storico culturale, dall’eccezionale quadro ambientale in cui la città vive, dai potenziali che le nuove competenze tecnologiche mettono oggi a disposizione della economia internazionale per le giovani generazioni che dalla città fuggono. Perché professionalizzate ma sottopagate.

I buchi dell’economia veneziana delle aziende veneziane andranno sanati con provvedimenti eccezionali ma a nulla serviranno se la strategia di Venezia non subirà un radicale cambiamento. E non è per questo che taluni ancora si battono.

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