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Ticket Venezia, il rinvio come strumento di governo.

Ci risiamo, la tassa di sbarco a Venezia sta collezionando un rinvio dopo l’altro. Il risultato: sbarcare il provvedimento tra le mani della prossima giunta che si troverà a gestire il prezzo della merce Venezia. Dalle promesse elettorali si passa così alle promesse post elettorali. Una nuova tecnica di imbonimento della opinione pubblica dopo le trionfalistiche dichiarazioni per avere imposto Venezia come bene di mercato e non più come città. Si dice che i vettori in arrivo in città non erano disponibili a fare gli esattori gratuiti per conto del comune. A partire da Trenitalia di cui il sindaco pensava di disporre a piacimento. Ora il comune provvederà in proprio con una nuova figura, l’esattore comunale posto lungo i varchi e le vie di accesso a controllare una media di 50-60 mila arrivi giornalieri di soli turisti, valore medio prudenziale solo per impostare un ragionamento, dovendo distinguere tra controlli ed esazioni. Ma quanti esattori serviranno per tutti i giorni dell’anno? Si poneva infatti poi il problema di come destinare queste nuove entrate: raccolta rifiuti, manutenzione urbana, sostegno alla residenza, altro ancora. Ora lo sappiamo, serviranno a pagare gli esattori. Ma questo è solo il primo step. Fra tre anni, nel 2022 si arriverà – forse – se tutto va bene, alla famosa prenotazione, vero esito di tutta la messa in scena. Una misura che doveva essere radicata dentro la legislatura corrente assieme al fondamentale monitoraggio dei flussi, ma che viene fatta slittare per non porre limiti agli arrivi. Il disegno è infatti un altro: garantirsi un pieno di turisti non paganti con le migliaia di nuovi letti a Mestre cui si aggiungono gli sconti previsti per il litorale.

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