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Tema sicurezza al centro della campagna elettorale del candidato sindaco Brugnaro nel 2015.

A distanza di cinque anni ci si domanda a quale sicurezza si riferisse. Ha preteso e ottenuto la assunzione di nuovi vigili, giovani e prestanti, cui affidare un presidio cittadino di impronta muscolare.

Le cronache, però, sono impietose: bande di ragazzini dediti per noia alla violenza cieca, emuli di arancia meccanica; gruppi che nei fine settimana dall’entroterra piombano a Venezia per tournée etiliche particolarmente moleste; borseggiatori professionali che hanno eletto la città come campo di azione e non esitano ormai ad aggredire chi reagisce; personale Actv preso di mira con insulti e percosse per il sovraffollamento dei mezzi. E’ questo il risultato della politica securitaria promessa? La città sicura che tutti conoscevamo non esiste più. Lo stesso sovraffollamento turistico produce anonimato sociale e induce reazioni individuali. Nei più di insofferenza, in alcuni di violenza. E i vigili? Quando servirebbero non ci sono, e se sono visibili non servono.

Non si tratta di episodi ma di una condizione permanente destinata ad acuirsi. E non c’è nessuna forma di militarizzazione che possa invertire la tendenza. Quando viene meno il presidio sociale e prende forma la appropriazione temporanea della città, sospinta dalla politica locale, si tratta di una deriva che solo con una drastica inversione di tendenza può essere affrontata.

Restituire la città ai cittadini tramite politiche sociali, il potenziamento dei servizi, la riattivazione della vita vera, vissuta nelle strade e nelle calli, l’incentivo alla riapertura di esercizi di vicinato, luoghi di ritrovo: tutte misure che mettono in atto un presidio sociale che è il miglior deterrente per la criminalità. I taser, i cani Kuma, i blitz teatrali hanno fallito.

Su questo i veneziani di terra e di acqua entro breve saranno chiamati ad esprimersi. Si tratta del loro futuro.

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