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Quando tutto questo sarà stato realizzato, potremo finalmente illuminare a festa.

La torre dell’acquedotto di Marghera artisticamente illuminata proprio in questo momento è quanto mai fuori luogo. Due lavoratori versano in gravi condizioni in ospedale, lavoratori di cui a fatica si sono trovati i nomi, lavoratori appartenenti a quel fosco mondo di appalti e subappalti in cui la sicurezza - in questo caso già all’acqua di rose a monte - si diluisce ad ogni passaggio.


L’intera città attende i risultati delle analisi da parte dei tecnici competenti, ma già si sa che bene non siamo messi, con la moria di pesci sotto gli occhi di tutti, e il divieto di raccogliere e consumare ortaggi, chiari indici di una dispersione di sostanze altamente tossiche. I sindacati, che da tempo segnalavano insieme ai lavoratori le gravi mancanze in fatto di sicurezza da parte della proprietà della fabbrica, vengono attaccati per vie legali da quest’ultima per aver ricordato tale situazione. E il sito industriale attende non investimenti generici, ma una pianificazione strutturale e la volontà politica che ad oggi è mancata.


La torre dell’acquedotto andrebbe illuminata a lutto, in questi giorni.


Porto Marghera non ha bisogno di questo. L’ho detto più volte in occasione del centenario, quando l’amministrazione ha scelto di puntare sul maquillage piuttosto che cogliere l’occasione per una riflessione seria, approfondita, complessa e costruttiva sul sito industriale.


Porto Marghera ha bisogno di bonifiche, ristrutturazione, progettazione, programmazione, riconversione. In sicurezza. Quando tutto questo sarà stato realizzato, potremo finalmente illuminare a festa.


Elisabetta Tiveron per #TuttalaCittàinsieme!

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