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Per Brugnaro la città sostenibile è solo uno slogan elettorale.

Che non ci sia mai stato un piano organico della presente amministrazione che coordini mobilità, verde pubblico, contenimento dell'inquinamento, sviluppo economico, è sempre più evidente. Le soluzioni tampone si stanno moltiplicando, soluzioni dell'ultimo minuto, che mostrano tutta la propria debolezza. Si sbandiera una città sostenibile che non esiste, mentre la campagna elettorale di Brugnaro punta a conquistare i voti di chi di una Venezia più ecologica, e quindi che guarda avanti, importa ben poco. Dei problemi causati dalle grandi navi si evita di parlare, se non dal basso. Il traffico acqueo rimane un tabù. Intanto, nella città di terraferma arrivano una valanga di rotonde, il cui arredo verde sarà in parte artificiale perché, dice l'assessora Zaccariotto, la manutenzione del verde pubblico costa (ecco che viene allo scoperto); il sindaco regala l'accesso illimitato alle automobili in centro per tutto il periodo festivo, non importa se si sforano i limiti di polveri sottili e ci si intossica; ora, avanti con il parcheggio multipiano tra via Lazzari e piazza Barche (per non dire della demolizione dell'antica posta per far spazio all'ennesimo edificio residenziale-direzionale, a poche centinaia di metri da ambiziosi progetti edilizi miseramente falliti): e a Marghera si deve affrontare un enorme problema di parcheggi creatosi per il totale scollegamento tra politiche ambientali, logistiche e industriali (e qualcuno ricordi al sindaco che potrebbe dire due parole anche su altri problemi che affliggono i lavoratori di Fincantieri). Queste non sono mosse coraggiose, ma colpi di coda di una mentalità vecchia e dannosa, di cui Venezia non ha certo bisogno.








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