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Normalizzare Venezia per l'industria turistica

Una casella da occupare manca ancora alla Lega veneta: Venezia. Brand di visibilità internazionale al punto da venire adottato con la dizione “The land of Venice” quale marcatore geografico di una intera regione, il Veneto, cui non basta il prosecco per sfondare nel marketing internazionale delle regioni avanzate.

È questa la posta che Brugnaro si gioca nella sua spasmodica ricerca di alleanza elettorale con Zaia, che la Lega non la rappresenta tutta, ma con cui ha un interesse a giocare in un reciproco scambio di appoggi. Brugnaro sdraiato sull'autonomia regionale zaiana in cambio di Zaia sdraiato su Brugnaro sindaco.

Non solo dunque il monòpoli immobiliare sulla città, ma anche quello politico su cui Brugnaro cerca di costruirsi la continuità. Uno scambio pesante, come pesanti sono le poste in gioco dei due contraenti.

Ciò che li accomuna non è certo l'innovazione competitiva dell’economia industriale ma quella assai più tranquilla di un turismo post industriale. Con lo sfondo delle “Olimpiadi di Venezia e di Milano” del 2026. Giusto in tempo per celebrare un evento simbolico di un nuovo potere leghista senza più limiti geografici di insediamento amministrativo in Regione.

Una Venezia post industriale sarebbe finalmente normalizzata a totale disposizione col suo appeal per l’industria turistica.

Conclusione di un processo iniziato con l’autogol politico di quella parte “moderata” del Partito Democratico che nel 2015 volle contribuire al successo di Brugnaro, rapidamente convertitosi da renziano a sovranista municipale, e ora si trova le porte spalancate alla forza politica del sovranismo nazionale.

È il caso di dire: complimenti!

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