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Niente paura: il contributo di accesso non limiterà l’overturismo

Tra esenzioni e mancanza di soglia di carico, l’ennesima misura solo per far cassa
Riva degli Schiavoni affollata da turisti, San Marco, Venezia


Diminuiranno davvero i turisti giornalieri a Venezia col contributo di accesso? No, semplicemente pagheranno per entrare in città.

Ma chi pagherà veramente? A spulciare tra tutte le esenzioni è davvero difficile individuare chi resta. Sembra che i più colpiti saranno gli escursionisti che arrivano dalle spiagge, dal Cavallino, piuttosto che da Jesolo o Caorle, oppure da Chioggia. Ma serviva istituire il contributo la cui gestione costa 2 milioni e mezzo all’anno per individuarli? Non bastavano degli accordi tra comuni?

Di certo questa misura non servirà a disincentivare i tour alcolici dei veneti, che calano a frotte in città da venerdì a domenica tornando a casa in condizioni pietose, e, più in generale, non servirà a limitare gli arrivi, perché non è stata individuata una soglia entro cui stare.

Il bando uscito per affidare il servizio di accertamento e controllo dell’avvenuto pagamento, poi, chiarisce definitivamente l’obiettivo della Giunta: se investe ben 2,5 milioni di euro all’anno in questo, vuol dire che conta di contestare un cospicuo numero di multe e quindi, ancora una volta, di “far cassa”. Vuol dire anche che parte sapendo che la campagna di comunicazione sull’obbligo del contributo non avrà questi grandi risultati e che quindi arriveranno masse di turisti inconsapevolmente multabili.

Nel frattempo, poi, sempre nella stessa ottica di “far cassa”, aumentano i costi dei servizi, così si prende un po’ da tutte le parti. E la cosa paradossale sarà che, agli occhi del mondo, a fronte degli incassi aggiuntivi, la città rimarrà stra-piena e con servizi e pulizia inadeguati. Perciò sempre meno accogliente per i visitatori veramente interessati e sempre più pesante per la qualità della vita degli abitanti.


Giovanni Andrea Martini

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