Fare chiarezza sui reali problemi che affliggono il sito “Venezia e la sua laguna”
La missione è incaricata di redigere il rapporto sullo stato del sito dopo la sorprendente conclusione dell'assemblea di Ryiadh 2023 quando, senza discussione alcuna, su richiesta del Giappone e il sostegno di altri Stati, la proposta di inserimento di Venezia nella Danger list è stata espunta dopo che fin dal 2016 la medesima proposta era stata avanzata.
Noi, che la città la vediamo e la viviamo, dobbiamo constatare che chi ha emesso quel giudizio non conosce per certo la città, ma conosce assai bene le procedure decisionali dei consessi mondiali Unesco. Per questo abbiamo ritenuto di dover redigere un rapporto che, nella sua sintetica stesura, consenta alla Commissione di considerare la realtà della traiettoria su cui Venezia viene sospinta dalla molteplicità degli interessi che si contendono l’uso del patrimonio storico e naturalistico del sito protetto (trovate il rapporto scaricabile in fondo all'articolo).
Ci appelliamo in particolare al rispetto dei criteri di integrità e di identità del patrimonio veneziano che ormai denunciano palesi segni di compromissione per l’abuso economico del sito che viene esperito. Da un lato la popolazione cala inesorabilmente mentre la pressione turistica altrettanto inesorabilmente cresce. Questo ha alterato la percezione stessa del paesaggio umano, dove i turisti incrociano sempre altri turisti, mentre il paesaggio stradale si è convertito allo stereotipo dei consumi di massa per visitatori che, come una marea, dilagano in città per otto ore al giorno. E anche oltre. In larga misura il patrimonio edilizio è stato convertito in alberghi e residenze turistiche per un turnover medio di due giornate, due giornate e mezza. Con le visite giornaliere il turismo ha abbondantemente superato i 30 milioni di presenze già nel 2023. Nel 2024 la soglia dei 35 milioni è ormai in vista.
Quale seguito ha avuto l’impegno della amministrazione sul controllo dei flussi, come dichiarato nel 2023 a Ryiadh? I numeri della sperimentazione del “ticket” nel 2024 hanno in realtà evidenziato un incentivo alla visita. Nei giorni del test si è verificata una crescita turistica del 10.3% rispetto agli stessi giorni 2023. Si direbbe una eterogenesi dei fini, se non fosse che proprio la modalità di comunicazione dell’evento ha assunto la efficace forma del marketing turistico internazionale. Ma il vero dato positivo che ci sentiamo di sottolineare è che per la prima volta siamo venuti a conoscenza dei dati di flusso monitorati. Quelli che da anni la “Smart Control Room” forniva alla Amministrazione, ma non ai cittadini.
Qualche numero per capire cosa è oggi Venezia. Riferendoci all’ultimo anno, il 2023, la sola Venezia insulare, con 6,3 Kmq di superficie complessiva, e 104 ettari di spazio pubblico, ha ospitato una media di 770 turisti per ettaro/giorno. Se consideriamo però l’affollamento diurno nelle sole aree turistiche centrali, tra le 10.00 e le 18.00 si giunge invece a 4.620 turisti per ettaro. Esattamente ciò che le foto del sovraffollamento quotidianamente documentano. Un primato mondiale.
Alla modalità del sovraffollamento turistico va per altro ricondotta la crescita stessa del moto ondoso. Si tratta dell’enorme quantità di trasporti giornalieri di persone e di merci, costretti entro i fragili e angusti spazi acquei della città. Questo mina ormai la integrità fisica dei manufatti della eredità urbana. La somma degli interessi che si contendono l’uso dello storico patrimonio, urbano e lagunare, non si misurano affatto con la integrità e la sopravvivenza fisica della città. Ciò che costituisce la ragion d’essere della “prosperità” economica del turismo che la usa. Abusandone.
Questa stessa attitudine ad abusare della capacità del Sito, con molteplici aspettative di rendimento economico, ha contrassegnato il più recente stile amministrativo nella veste di “facilitatori” di ogni genere di intento “imprenditivo” di uso della città. Si tratti della ricettività turistica, della ristorazione, dell’uso del suolo pubblico, del trasporto, della stessa scena urbana posta a disposizione di svariate rappresentazioni di interessi economici della contemporaneità. Dagli storici eventi culturali al marketing aziendale, dagli yacht di altura ai prodotti agricoli. Lo sfondo lagunare funge comunque da attrazione. Ma la laguna, non più intesa come prezioso ambiente naturale, saggiamente antropizzato nel passato, viene ora riproposta come vero connettivo della circostante realtà metropolitana, intensamente “vocata” al turismo. Di terra e di acqua. Portato della grande industria del turismo globalizzato che sfrutta il brand Venezia in sempre nuove modalità.
Dunque, una laguna non più sfondo naturalistico della città storica, ma nuovo legante della conurbazione turistica metropolitana che la circonda. Spazio ideale per l’escursionismo acqueo, tra la gronda e la città. Questa visione traspare in piena evidenza dal cosiddetto piano del trasporto, urbano e metropolitano, il PUMS. Uno strumento di settore trasformato in assetto territoriale. Il PUMS associa la gronda dei Pili, di San Giuliano, del Montiron alla nuova strategia distributiva degli accessi a Venezia. Obiettivo: investire di turismo anche la storica periferia veneziana dove risiedono gruppi di cittadini finora sopravvissuti alla invasione turistica. La visione metropolitana non si ferma qui.
Da un lato propone l’attrazione di sport spettacolo con cento ettari di Bosco sportivo a ridosso dell’aeroporto, Dall’altro traina anche gli interventi della infrastrutturazione pesante ferroviaria. A Tessera il cantiere aperto dal tunnel del Cappio, a collegare l’aeroporto con la stazione di Mestre. A Venezia il ripristino del ramo ferroviario per la stazione Marittima insulare, in funzione passeggeri. Venezia passa così da due a quattro stazioni urbane, le nuove due a collegare con navetta direttamente Aeroporto e Stazione Marittima. Tutti pubblici investimenti. Tutti con prospettiva turistica.
Ma in ultima analisi, cosa regge tutto questo fervore infrastrutturale? La risposta è semplice! Si tratta della previsione di crescita del turismo mondiale di un buon 20%, al 2040. Per la quale si vuole Venezia pronta ad adeguarsi. L’aeroporto sta già provvedendo col Master Plan. Il Porto coi nuovi scali e i nuovi scavi del crocierismo! Se così andranno le cose, il 2024, l’anno simbolo dell’overturismo, sarà ricordato come una malattia passeggera. Il futuro di Venezia si chiamerà Parco a tema. Forse anche meglio gestito.
Città storica, laguna e buffer zone di gronda. Al disegno non manca nulla. Questa è il piano di gestione del sito che l’Amministrazione di Venezia offre oggi alla Missione Unesco.
Giovanni Andrea Martini
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