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Lacrime su Venezia, soldi sul Mose?

Mentre i veneziani svuotano case e negozi dall’acqua, la laguna viene riempita di lacrime e promesse. Comitatone, legge speciale, nuovi poteri. Di nuovo sulle prime pagine come con lo scandalo Mose. È chiaro, Venezia comunica al mondo e il governo deve reagire, convocare, promettere. Il problema è per fare cosa. E qui sta il punto. Prioritario: concludere il Mose che doveva già essere finito da un pezzo. È la risposta che ci vuole o il nocciolo del problema? Comunque un alibi per chiedere nuovi finanziamenti. Per l’opera, non per città e laguna. L’enfasi sulla soluzione tramite una grande infrastruttura miliardaria affidata nel 1984 senza gara a un grande raggruppamento nazionale, che poi la cedette a un altro locale, che poi rastrellò tutti i danari della legge speciale per un’opera progettata strada facendo e senza controlli dal costruttore medesimo, ungendo tutte le ruote dei potenziali controllori fino allo scandalo e alla paralisi attuale. Tutto documentato da magistratura e pubblicazioni multiple. Su tutto questo il velo dell’ipocrisia: versamento di lacrime per ripartire sulla stessa strada. Come se niente fosse successo. Con un sindaco che pretende anche il controllo del Magistrato alle acque per scavare nuovi canali in laguna dando agli ambientalisti la colpa del Mose. Una recita in diretta con lacrime professionali, come tre anni orsono all’annuncio del blind trust sull’area Pili e l’abbandono del Consiglio comunale. Per una tournée intercontinentale di propri affari. In piena campagna elettorale l’evento viene capovolto in uno straordinario assist da sfruttare mediaticamente con la retorica del salvatore della patria. Con la stampa di destra che nella disinformazione ci sguazza, addossando le colpe alla solita burocrazia ed elogiando la magistratura per il recupero dello 0,4 per cento dell’opera finito in tangenti. Accade ancora una volta che senza il dramma in Italia non si prendono decisioni e non si scuce la borsa. Nell’emozione del momento il timore è che si ripercorra la strada dell’assalto alla laguna come con l’ultimo fantomatico Comitatone in cui si sarebbe dato il via libera ad altri scavi per le grandi navi. La terapia di Brugnaro per mettere le mani sulle aree di Marghera. In realtà come curarsi dalla droga con un'overdose letale. Due narrazioni a confronto: quella dei veneziani che città e laguna vivono e conoscono, e quella degli interessi che su Venezia lucrano rendite turistiche di ogni genere. La prima ha lo sguardo rivolto al cambiamento climatico in atto, la seconda è protesa al profitto immediato. Economico o elettorale.

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