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Fanghi elettorali.

L’eccezionale #acquaalta del 12 novembre ha fatto entrare la #lagunadiVenezia in campagna elettorale coi suoi veri problemi di sopravvivenza, fisica e ambientale. Ma ci sono due modi opposti di vedere il problema. Quello di puntare al ripristino degli equilibri compromessi da un uso dissennato delle acque e dei fondali lagunari, a partire dai fanghi; e quello che ribadisce il primato assoluto dell’uso economico della laguna, come un campo da arare e non un ecosistema da salvaguardare. La disputa su chi decide accende gli animi e soprattutto gli interessi elettorali che, tanto per cambiare, vengono impugnati da un sindaco che indossa i panni dell’autocrate invocando poteri assoluti su tutto ciò che ricade nel suo recinto elettorale. Terre, acque, aria, fanghi e fondali. In sostanza, tutte le decisioni in capo all’uomo solo al comando. Al bando le competenze, il primato è della politica, legittimata dalla elezione. Siamo ben fuori dal recinto della democrazia e della articolazione di poteri e competenze, che per quanto riguarda il governo delle acque devono tenere ben distinti gli equilibri di lungo periodo dalla raccolta del consenso a breve. La secolare longevità della Serenissima si è fondata su questo principio che oggi vale ancor più di ieri. Non è certo con la moda del sovranismo, a scala municipale, che si garantisce un bene di tutti come l’ambiente.

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