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Fake di Agenzia.

Brugnaro affitta la romana DIRE, una agenzia a disposizione, per formalizzare l’avvio di una

campagna elettorale, iniziata già con l’Aqua granda di novembre, che ora entra nella fase

conclusiva. Il copione cambia poco rispetto al 2015. Esisteva un grande malato, il comune di Venezia, afflitto da debiti per l’ignavia di un sistema di infiltrati che ne succhiavano la linfa vitale. Poi è arrivato il salvatore che ha guarito il malato tagliando le ramificazioni maligne e riportando a nuova vita il degente. Lo schema è quello infantile del bene che trionfa sul male oscuro per merito dell’eroe solitario che lo affronta e lo sconfigge. La narrazione incarna perfettamente l’idea dell’uomo solo al comando come certe figure di dittatori sudamericani che arringano le folle cui è consentito solo di ascoltare.

Nel mirino di uno sproloquio a tutto campo in cui l’io prevale su tutto – imprenditore, presidente, sindaco, etc.- “meritevole” in quanto umo d’azienda, un eletto che opera a titolo “gratuito” – dei Pili non si parla - risanando i bilanci malati, scompare il senso stesso delle istituzioni, della democrazia rappresentativa, della partecipazione civica. La politica? Un orpello creato dal partito del No contro i meritevoli del fare, basta intralci. Solo questione di persone, il resto non conta, o meglio va eliminato.

Destra e sinistra per me pari sono, salvo il fatto che Salvini antieuropeo è nel giusto quando

rivendica cinquanta miliardi, a debito pubblico s’intende, di risarcimento per i danni del

coronavirus all’economia delle imprese, che sono da salvare perchè frutto dei meritevoli.

Gesto obbligato verso quel comparto turistico, da lui stesso pompato a dismisura in città, che ora si trova completamente a terra e in procinto di chiudere molti battenti.

In realtà butta la palla in tribuna visto che non ha argomenti per difendere quella monocultura

turistica che ora si ritorce contro il suo sostenitore. Imprenditore sì, ma animato

dall’avventuristico opportunismo di sfruttare l’occasione a breve infischiandosene del lungo

periodo. Dove altri provvederanno. Invece no. Ora tocca a lui. Il difensore di quei giovani cittadini cui l’economia al tempo di Brugnaro offre solo posti di cameriere ai laureati che non vogliono emigrare. Esodo per gli altri. È questa l’idea di città che viene caparbiamente riproposta dopo cinque anni di cura.

Aqua granda e coronavirus non sono certo imputabili a un sindaco, ma da un sindaco si pretende almeno la sensibilità, se non l’intelligenza, di cambiare copione quando muta il contesto. Se così non accade significa che quello da cambiare è un sindaco che ha le batterie scariche al punto da non capire neanche quello che tutti vedono.

È il rischio dell’uomo solo al comando.

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