La “lotta al degrado” ha avuto il preciso scopo politico di nascondere il problema alla vista dei votanti attraverso l'emarginazione. Lo scopo preciso era quello di allontanare dal centro cittadino i senzatetto e i tossicodipendenti. Non c'è mai stato un vero tentativo di risolvere il problema, quanto piuttosto di nasconderlo – allo stesso modo in cui si butta la polvere sotto il tappeto piuttosto che raccoglierla.
Quella della “lotta al degrado” è stata una mossa politica ma soprattutto propagandistica: non esiste ciò che non si vede. Il tossico può morire altrove, lontano dagli occhi dei cittadini, lontano dal «salotto buono» e dalle attività commerciali. Non è importante che smetta di drogarsi quanto piuttosto che lo faccia altrove, che non si faccia vedere.
Le retate della polizia al parco bissuola e in via Piave sono state completamente inutili nel lungo periodo, ma si sapeva già dal principio. Lo sapevamo tutti e dubito il sindaco fosse così stolto da credere seriamente il problema si sarebbe risolto con qualche arresto. Piuttosto, il problema è stato allontanato dal centro e segregato nei parchi (dove già c'era) e in via Piave (dove si è abituati a trovarlo).
La “lotta al degrado” è stata una mossa di marketing politico e non un vero tentatativo di sanare il problema. Come per l'abbattimento dei cubi (soldi che potevano essere spesi in mille altri modi), non è altro che una mossetta per fare contenti quei fortunati che con droga, criminalità e degrado non hanno mai avuto a che fare nella loro vita – ossia una minoranza di individui di varia estrazione sociale capaci soltanto di demonizzare il diverso e il “debole”. Bulletti privi di empatia.
Attraverso opere di architettura difensiva la vita degli invisibili è stata resa più dura di prima. È stato speso denaro per allontanarli dal centro commerciale della città. Senzatetto e tossicodipendenti non fanno compere nel «salotto buono», dunque sono completamente inutili. Senzatetto e tossicodipendenti non votano, dunque non sono da soddisfare. Senzatetto e tossicodipendenti possono tranquillamente vivere nei quartieri in cui abitano gli immigrati, gli stranieri e i poveri: pure loro sono una minoranza ed è auspicabile tutti gli ultimi si ghettizzino, l'importante è che non disturbino i più fortunati, che non ricordino loro che la vita può essere più impegnativa che un aperitivo in centro.
La militarizzazione delle città è una mossa di controllo sociale. Non ne risentono solo gli ultimi. Ne risentiamo tutti. È un regime di stress.
Il dispiegamento ingiustificato delle forze dell'ordine è una spesa inutile, se non si cerca di risolvere il problema. Il surplus di pattugli non ha nessuna utilità risolutiva, ma un'utilità scenica. Non serve ad altro che a rassicurare quelli che hanno fede al progetto della “lotta al degrado” – e che non desiderano prove concrete del suo funzionamento.
“Lotta al degrado” è un termine che ci rende beligeranti contro gli ultimi. Presuppone che fra noi e i senzatetto ci sia una sorta di combattimento in corso, che fra noi e i tossicodipendenti ci sia una guerra in atto. “Degrado” è un termine ombrello sotto il quale viene messo tutto quanto c'è di scomodo nella vita reale. L'apparenza è più importante della realtà. Se sembra pulita è pulita.
La polvere sotto il tappeto non si può vedere, dunque non c'è.
Per molti, esiste solo ciò che entra nel campo visivo. Se non vedo non esiste, e questo Brugnaro lo sa. Le morti per overdose ci sono. I numeri parlano. Ma se queste morti avvengono lontane dai riflettori, non vengono percepite come tragedie ma come dati statistici, e la statistica non ci smuove emotivamente come la paura del diverso.
Moreno Helbling, candidato al consiglio comunale
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