top of page

E ora?

Si pensava di no, si sperava di no, e invece è arrivata, per la seconda volta dopo cinquantatre anni dall’Acqua granda, un’altra marea eccezionale. Venezia. Stessi giorni, stessa dinamica, ugualmente indifesa. Con una differenza. Sono stati spesi cinque miliardi e mezzo per opere che, oggi che ce ne sarebbe realmente bisogno, nulla sono in grado di fare a difesa della città. Cento milioni per ogni anno passato dall’Acqua granda e nessun risultato. Anzi no. Un risultato c’è stato. I soldi per la città sono finiti tutti nel Mose. E dove è finito il Mose lo sappiamo tutti. Ma se ci fosse stato il Mose in funzione cosa sarebbe successo? Certo, quale migliore condizione meteomarina per sperimentarlo. Ma vengono i brividi a pensarlo. Nessuno lo ha mai visto in funzione, e quando ci hanno provato non funzionava. Complicato, costoso anche da fermo, e delicatissimo. Sempre sommerso nell’acqua salsa, che in Adriatico è più salsa che altrove. Mentre gli autori del più grande scandalo italiano del dopoguerra sono scomparsi anche dalle cronache, ma circolano tutti liberamente coi frutti delle loro malversazioni. In mezzo a noi. Venezia è sola sotto gli occhi del mondo che si interroga come è possibile mezzo secolo dopo. E una risposta se la danno di sicuro. Preferiamo non dirla, ma non possiamo non pensarla. Pur con danni e morti vorremmo dire che il pericolo è passato. E invece no. Le previsioni annunciano che non ci sarà tregua nei prossimi giorni. Sì, le previsioni a breve, ben documentate, almeno quelle, di una struttura comunale da decenni ben organizzata che qualcuno aveva anche pensato fosse ormai superata. Per risparmiare sul budget. Ma le previsioni a lungo le hanno ben chiare tutti? Non parliamo di mezzo secolo, come quello trascorso, ma solo della metà. Quello che ci attende per metà XXI secolo, una generazione che è già in mezzo a noi. Frutto del cambio climatico che interessa tutti. E Venezia è tra i luoghi più a rischio. Ci è stato detto e ripetuto da tutte le parti. “SOS laguna”, prezioso libro che Luigi D’Alpaos va in questi giorni presentando, documenta il mutamento della laguna e dei bassi profili costieri adriatici che saranno sommersi. Per molti è profeta di sventura. Si dice sempre così di chi annuncia cose sgradite. Ai propri interessi, almeno qui da noi. E infatti di turismo stiamo parlando. Di quelli che stamani sbarcando entusiasti a San Marco dal Cavallino giravano eccitati dall’evento, questo sì esperienziale, come prevede la teoria della moderna offerta turistica. E poi tutti a casa contenti. E Venezia? Ci penseranno i veneziani! E infatti, è proprio arrivato il momento di pensarci.

bottom of page