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Dove si va da qui.

Di fronte al risultato referendario, il sindaco Brugnaro non pensi di considerarsi vincitore né di annoverare l’astensionismo nel proprio pascolo elettorale. Sotto altra forma l’agenda politica veneziana presenterà il conto alle prossime elezioni. Venezia è ritornata sotto i riflettori del mondo perché, in senso simbolico e reale, è una frontiera in cui il cambiamento climatico si misura con frequenza quotidiana e risonanza internazionale. L’Europa ne è consapevole e i veneziani anche. Così come sono consapevoli delle mancanze e dei danni perpetrati da questa amministrazione. Venezia, in tutta la sua estensione, complessità e multicentricità, di acqua e di terra, merita di più, molto di più. Venezia non può e non vuole essere ridotta ad una bella vetrina. Non basta accendere qualche luce in più. Non basta farne spettacolo. C’è della sostanza che chiede giustizia. Ci sono persone, migliaia di persone, che chiedono di tornare ad avere servizi sociali all’avanguardia, servizi demografici capillari, produzione culturale vera, innovazione tecnologica e industriale; di tornare a far volare alto l’artigianato, di avere negozi di vicinato e non concentrazioni commerciali distanti e senza anima. Una città che esige politiche abitative e residenziali non discriminanti, in cui sia possibile davvero scegliere liberamente dove vivere; che vorrebbe che il turismo tornasse ad essere una risorsa e non industria pesante impattante e devastante; che detesta i ricatti elettorali nascosti dietro iniziative filantropiche. Una città che vuole respirare aria pulita, camminare nel verde, muoversi in sicurezza. Una città che guarda avanti con un pensiero ecologico e sostenibile. Una città in cui i legami si rinforzino. Venezia ha un cuore che deve tornare a battere forte.

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