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Cultura e turismo si intrecciano ma non sono sinonimi.

Mancanza di pianificazione turistico-culturale, patrimonio culturale pensato soltanto in termini di tornaconto economico, necessità di fare della cultura innanzitutto uno strumento a disposizione dei cittadini, riconoscimento di tutte le categorie e delle professionalità che lavorano nel comparto culturale.

Assolutamente di primo piano le questioni sollevate da “Mi Riconosci? Sono un professionista dei beni culturali”.


Tutto ciò vale per l’intera regione, per l’intero Paese, ma tocca Venezia in maniera ancora più acuta.


Solo le figure che possono essere inquadrate in alcuni ambiti specifici si vedono riconosciute, lasciando le altre in una zona grigia fatta di prestazioni occasionali e altre forme di collaborazione estremamente precarie, talvolta senza riconoscimento di professionalità (che spesso è invece molto alta), senza possibilità di inquadramento alcuno, di continuità lavorativa, di tutele.


La cultura si fa 365 giorni l’anno, nelle sedi e nelle modalità più diverse, non è pensata esclusivamente per il turista, riguarda una platea estremamente variegata di figure professionali, è pane per chi ci lavora e per chi ne usufruisce.


D’altra parte, la mancata identificazione di un assessore alla cultura, in questa tornata amministrativa, mette in luce l’approccio alla materia.

Il Comune di Venezia non può permettersi di non avere un assessorato dedicato alla cultura.



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