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Comprati e venduti, o affittati.

Venezia è sempre più una palestra di operazioni immobiliari nel momento stesso in cui la crescita del turismo ha evidenziato in modo inequivocabile che questa città, piccola ma densa di preziose testimonianze storiche, è appetita da tutto il mondo.

Si potrà dire: bella scoperta, non c’era bisogno di tanto acume per arrivarci. Ma non è così, perché quando si parla di turismo bisogna misurarsi col fenomeno nuovo di un trend di crescita che si è impennato dopo il 2000, e sempre più negli anni successivi. La ragione è semplice e nota, lo sviluppo economico impresso dai giganti asiatici che ogni anno sfornano sul mercato mondiale quote crescenti di turismo per tutte le tasche.

Venezia appartiene al novero delle mete ideali che chiunque vorrebbe raggiungere. La sua capacità ricettiva è limitata ma può essere espansa operando con accortezza sul mercato immobiliare. Che è esattamente ciò che sta succedendo. Esistono infatti numerosi edifici di pregio ma di dimensioni inadatte alla residenza che vanno invece benissimo ad un turismo che dei clienti danarosi ne trova sempre per offrire loro soggiorni in edifici di grande pregio. Un breve tuffo tra le vestigia di un passato straordinario. Esperienza ambita dai nuovi benestanti.

Si apre così la stagione delle compravendite immobiliari, un mercato non locale ma internazionale, in cui i finanziamenti arrivano con facilità. Da dove? Domanda ingenua. Da chi li ha o li trova. E’ noto dall’antichità che “pecunia non olet” i soldi non hanno odore. Ma di certo chi opera nell’immobiliare ha il vantaggio di conoscere il mestiere. Si rileva l’immobile, lo si adegua alla nuova funzione turistica e poi lo si affida ad un operatore professionale che opera sua scala internazionale.

È così che inizia il monopoli veneziano tra nomi altisonanti e altri meno noti. Di cui alcuni le cronache giudiziarie si prenderanno la briga di rendere noti i profili. Nessun pregiudizio in proposito, si tratta di seguire la cronaca, non c’è bisogno di inventare nulla. Come nella sequenza Mulino Stucky, Ca' Sagredo, Orto botanico. Per certi versi esemplare ma tutt’altro che unica.E i cittadini che fanno? Possono influire attraverso la loro amministrazione. Sì certo. Ma dipende se nell’ amministrazione prevale lo spirito sociale o quello immobiliare. Entrambi necessari, ma la differenza la fa la proporzione. Se la frenesia da monopoli entra anche nell’amministrazione, anche qui, ripetiamolo, con lo stesso modus operandi, le cose si complicano. Per i cittadini che si trovano dentro un vortice che li esclude dalle decisioni e li rende spettatori passivi di una trasformazione che ha deciso di cavalcare l’economia turistica senza freni.Ma si dirà che in fin dei conti si tratta di un limitato numero di immobili. Ancora una volta non è così. Nell’abbuffata dei pesci grossi si possono tranquillamente inserire anche i pesci piccoli. Che puntualmente arrivano e numerosi. Gli affitti di Airbnb. E così si chiude il cerchio di una monocultura turistica che attanaglia la città e la sottomette alle regole di un mercato immobiliare che trova la ragione di vita nella esaltazione del valore posizionale, cioè la rendita.

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